Scoprire l’isola dell’Asinara in bici è una delle più affascinanti esperienze che si possano vivere durante un viaggio a pedali. L’isola è un gioiello incastonato nel Mar Mediterraneo che attende di essere scoperto dal punto di vista sia naturalistico sia storico. Infatti, vanta una storia affascinante, che risale ai tempi dei Romani. Nel corso dei secoli, è stata un luogo di esilio e prigione. Infatti, nel 1885 i 500 abitanti sono stati costretti a trasferirsi vedendosi espropriati i propri terreni. Nasce così la Colonia agricola penale dell’Asinara, con l’entrata in vigore della legge 3183 del 28 giugno 1885 (prima della promulgazione del codice Zanardelli). Oggi, è un Parco Nazionale e Riserva Naturale, nonché un sito del patrimonio dell’UNESCO.
Informazioni pratiche
Si può raggiungere l’Isola dell’Asinara da Porto Torres o Stintino via mare e dobbiamo tenere presente che sull’isola non è permesso sbarcare le proprie auto. Se quindi vogliamo visitare l’Asinara in bici possiamo recarci al porto di Stintino per poi sbarcare a Fornelli e, dopo la nostra visita all’isola, ripartire da Cala Reale approdando al molo dell’ex Dogana di Porto Torres.
Se partiamo da Porto Torres con le nostre biciclette, per raggiungere il porto di Stintino ci basterà pedalare poco più di 10 km in direzione nord-ovest. Altrimenti possiamo affidarci al bus della Linea 727 che in 40 minuti ci condurrà al terminal dei traghetti di Stintino e poi noleggiare una bicicletta appena sbarcati sull’Asinara, a Fornelli. Il sistema di attacco universale GIVI rapido delle borse Junter ci permette di agganciarle anche sul portapacchi della bici a noleggio.
Occorre anche fare attenzione al periodo in cui visitare l’isola: in alta stagione i traghetti sono frequenti, ma sarà più affollata; nei periodi di bassa stagione i traghetti partono e arrivano solo a Porto Torres e l’unico ostello dell’Isola dell’Asinara è chiuso, ma avremo il privilegio di pedalare su un lembo di terra silente e selvaggio incontrando più animali (capre, asini, cavalli…) che persone.
La parte sud dell’Isola: il carcere di Fornelli
Appena sbarcati nel Parco Nazionale, ci troviamo a Fornelli e veniamo subito travolti dai profumi inebrianti della vegetazione e dalla salsedine spinta dal vento.
Qui ci troviamo davanti ad una delle tante carceri dell’isola la quale, per questo motivo, viene anche soprannominata l’Alactraz italiana (in riferimento al celeberrimo carcere al largo della baia di San Francisco). Il carcere di Fornelli è stata la prima struttura di detenzione ad essere stata costruita sull’Isola, durante la Seconda Guerra Mondiale cambia destinazione d’uso venendo adibita a sanatorio. Successivamente, però, negli anni Settanta del secolo scorso, la struttura di Fornelli è tornata ad essere di tipo detentivo: era un carcere di massima sicurezza con lo scopo di ospitare detenuti rei di associazione mafiosa ed esponenti delle Brigate Rosse, dell’Anonima Sarda. Ciò che rimane oggi del carcere di Fornelli, merita sicuramente una visita.
Ci dirigiamo poi verso nord pedalando sull’unica strada disponibile sui 52 km quadrati dell’isola dell’Asinara. In bici rimaniamo incantati dalle acque cristalline del mare che lambiscono le coste ricche di vegetazione e abbondanti piantagioni di mirto mentre i ragli degli asini sembrano accompagnare il ritmo delle pedalate.
Il nord dell’Isola: cala d’Oliva e le altre carceri
Raggiungendo la parte settentrionale dell’isola, pedaliamo accanto alle diramazioni carcerarie di Santa Maria, Tumbarino, Stretti, Campu Perdu, Campo Faro e Trabuccato. Alcune di queste hanno gradi di sicurezza decisamente bassi: ospitavano, infatti, i detenuti meno pericolosi, colpevoli di reati di gravità meno elevata. Alcuni di questi erano destinati a un regime di controllo molto blando e addirittura erano “liberi” di poter lavorare e girare sull’isola.
Cala d’Oliva, nella zona a nord dell’isola, è un villaggio dove si trova la direzione del sistema carcerario dell’Asinara, gli alloggi degli impiegati, la chiesa, la scuola e la diramazione denominata centrale costruita all’inizio del Novecento come struttura di alloggio per i carcerati della colonia penale. Anche qui erano detenuti soggetti pericolosi, colpevoli di reati gravi. Tra tutti, vi hanno soggiornato Raffaele Cutolo e Totò Riina, quest’ultimo alloggiava nel “bunker” in una cella di sicurezza illuminata giorno e notte, per questo motivo denominata “discoteca”. Per raggiungere la direzione centrale, dovremo affrontare una breve salita, ma la fatica è ben ricompensata dal contrasto di emozioni che ci troveremo a vivere davanti ad una struttura carceraria così imponente e silenziosa.
Non solo carceri: la residenza di Falcone e Borsellino e la natura sorprendente.
In una notte d’estate del 1985, sull’isola dell’Asinara sbarcano i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con le loro famiglie. I due i due magistrati di punta del pool antimafia stavano preparando l’istruttoria del maxi-processo e le minacce mafiose si facevano sempre più insistenti nei loro confronti, da qui l’esigenza di lavorare in un posto sicuro. Hanno alloggiato, a proprie spese, alla “Casa Rossa” della foresteria, nella zona di Cala d’Oliva. Oggi all’interno sono esposte le foto dei magistrati e altri cimeli di quel periodo, in pratica un piccolo museo.
Il nostro itinerario si conclude tornando al porticciolo di Cala Reale dove si trova la sede dell’ente gestore del Parco Nazionale dell’Asinara e il palazzo ex residenza dei Savoia del XIX secolo.
Durante la nostra pedalata abbiamo affrontato alcuni tratti di salita (brevi e mai troppo impegnativi) perché l’Asinara è composta da 4 agglomerati montuosi circondati ed uniti da una stretta e pianeggiante fascia costiera.
Il nome dell’isola è comparso per la prima volta nel 1275 nella carta Pisana perché erano presenti asini in alta concentrazione. Ancora oggi è così: pedalando incontreremo piccoli branchi di asini selvatici, alcune caprette e qualche cavallo. L’isola conta una sola persona che abita qui tutto l’anno: Enrico Mereu, scultore del legno del mare.
Gli animali vivono allo stato brado in piccoli gruppi e la vegetazione tipica della mappa mediterranea è rigogliosa. Sull’isola ci sono poche costruzioni, quasi tutte in disuso, che rispondono al nostro sguardo con l’incredibile capacità di riportarci indietro nel tempo. Pedalare in questo paradiso, meglio se in bassa stagione, è davvero un’esperienza unica, da vivere almeno una volta nella vita.